TARANTO TARDO ANTICA
TARANTO NELL’ITALIA TARDO ANTICA
La fine dell’impero romano d’Occidente
Taranto fu coinvolta nella guerra fra Ostrogoti e le forze dell’impero romano d’oriente (535-553). I Bizantini, che ne uscirono vincitori, realizzarono le prime fortificazioni della città.
In seguito l’imperatore Costante II (630-668), mirando a contenere i Longobardi sulla Puglia, arriva da Atene e sbarca a Taranto con un esercito numeroso, su una flotta costituita da dromoni [linkare alle Le navi da guerra bizantine], le navi da guerra bizantine.
L’alto medioevo è segnato dal passaggio a Taranto di Goti, Longobardi e Saraceni, che la assaltarono nel 927, per privare i Bizantini di uno dei migliori porti del loro dominio.
Quarant’anni dopo, nel 967, Taranto viene ricostruita dall’imperatore bizantino Niceforo II Foca (912-969), tuttavia il porto comincia a perdere la sua importanza militare, strategica e commerciale a favore degli scali adriatici di Otranto, Brindisi e, successivamente, Bari.
L’imperatore bizantino (dal 963-al969) Niceforo Foca in una edizione a stampa cinquecentesca ( Giovanni Battista Cavalieri & Thomas Treterus, Romanorum imperatorum effigies, Roma, Vincenzo Accolti, 1583, da Wikimedia Commons)
Le navi da guerra bizantine
Per riconquistare saldamente la Puglia, Costante II allestisce una flotta potente di navi per il trasporto truppe, navi di scorta, navi da carico, infine navi destriere.
Il dromone era la nave da guerra in uso in questo periodo; discendeva dalla meno agile liburna romana e caricava 100 rematori, 50 soldati da sbarco, più una diecina di uomini tra comandante, nocchiero ed altre figure.
Le navi da carico, per vettovaglie e truppe, erano più panciute e potevano contenere al più 300 uomini. Infine le navi destriere erano attrezzate per il trasporto dei cavalli che vi accedevano attraverso un grosso portellone sul lato di poppa. I particolari accorgimenti per il trasporto dei cavalli non permettevano la presenza di più di 100 unità.
Modello di un dromone bizantino (X-XII sec) (foto Di Carole Raddato, Museum für Antike Schiffahrt, Mainz)