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DAL NEOLITICO
AL MEDIOEVO
1. Antichità (3500-...)
1. Antichità (3500-...)
4000 a.C.
4000 a.C.

Prime testimonianze nella zona portuale

Nella zona dell’attuale porto mercantile sono stati recuperati reperti archeologici risalenti al 4000 a.C. circa. Questi ritrovamenti indicano la presenza di una piccola comunità di persone che viveva in questo territorio già nel periodo neolitico. 4000 a.C. Frammento di tazza dipinto ritrovato a Taranto, Scoglio del tonno, 1899. Museo MArTA Taranto, 4000 a.C. ca.
2000 a.C.
2000 a.C.

Fondazione mitica della città

La leggenda vuole che l’antica colonia magnogreca di Taranto sia stata fondata da Taras, figlio di Poseidone, dio del mare. Taras sarebbe approdato presso un corso d'acqua, che poi da lui stesso avrebbe preso il nome di fiume Tara. Mentre compiva sacrifici per onorare suo padre Poseidone, gli sarebbe apparso improvvisamente un delfino, segno di buon auspicio.
Una colonia di delfini ancora oggi popola il golfo di Taranto.
Poseidone a cavallo di un delfino, simbolo della città, dettaglio di una Veduta di Taranto, 1580 ca., disegno conservato nella Biblioteca Angelica di Roma.
1350a.C.
1350a.C.

Primo insediamento dei coloni nell’area dell’attuale porto mercantile

Gli scavi del 1899 dello «scoglio del tonno», nella zona del porto mercantile, hanno rivelato l’esistenza di materiale miceneo: vasi micenei e idoletti femminili. Questi ritrovamenti provano chiaramente come i greci avessero contatti con popoli italici e la loro conoscenza delle vie del mare avrà spinto dei coloni greci a fondare in questo territorio una delle loro più potenti e fiorenti colonie. Idoletto miceneo ritrovato a Taranto, Scoglio del Tonno, 1899. Museo MArTA Taranto, 1375-1350 a.C..
2. Periodo Magno-Greco (VIII-III sec. a.C.)
2. Periodo Magno-Greco (VIII-III sec. a.C.)
753 a.C. Fondazione di Roma
753 a.C. Fondazione di Roma
706 a.C.
706 a.C.

Lo spartano Falanto approda nel territorio dell’attuale Taranto e fonda Taras.

Con Falanto ha inizio la vera storia di Taranto. Le prime leggi secondo l’uso di Sparta furono introdotte nell’antica Taranto grazie a lui, stabilendo una forma di governo aristocratica alla maniera spartana.
La fondazione di Taranto va ricercata nelle favorevoli condizioni del suo habitat naturale.
Statere in argento riferibile alla zecca di Taranto. Taranto, tesoretto di Contrada Corti Vecchie, 1916. Museo MArTA Taranto, 380-345 a.C.
520 a.C.
520 a.C.

Anochos di Taranto vince alle 65° Olimpiadi nella corsa dello stadio (192 mt) e nel diaulos (384 mt)

La partecipazione alle Olimpiadi comportava il dover armare una nave per trasferirsi in Grecia per almeno un anno. E lo potevano fare solo i ricchi . Probabilmente c’erano dei cantieri, o perlomeno chi poteva mettere una nave nelle migliori condizioni per affrontare un lungo viaggio in mare aperto. Illustrazione di Enzo Nisco da “La Storia di Taranto Illustrata”, Scorpione ed., Taranto 2016.
472 a.C.
472 a.C.

Icco di Taranto, vincitore nel Pentathlon alla 77ª Olimpiade

Icco era medico e atleta, tra i primi sostenitori della temperanza fisica e psichica prima delle gare, espressa con astinenza dai rapporti sessuali e con la continenza alimentare, attenendosi ad un regime dietetico semplice e frugale. La fama di Icco come maestro di ginnastica e fisioterapeuta ha avuto una larga diffusione nel mondo classico, con una nuova fortuna nel Cinquecento grazie al medico Girolamo Mercuriale (1530-1606). Anfora panatenaica, 480 aC, dalla ``Tomba dell'Atleta``. Museo MARTA Taranto.
428 a.C.
428 a.C.

Nasce a Taranto Archita (†360 a.C.), filosofo, matematico e abile politico.

Archita (428-360 a.C.) portò Taranto al suo massimo splendore. Eletto per sette volte stratego, cioè condottiero e governatore della città. Potenziò il commercio via mare e strinse relazioni con diverse città costiere dell'Istria, della Grecia e del Nord Africa. Con l'edificazione di monumenti, templi ed edifici diede nuovo lustro alla città e la portò ad essere la metropoli più ricca e importante della Magna Grecia. Busto di Archita, Villa Peripato, Taranto.
V-IV sec. a.C.
V-IV sec. a.C.

Ampie relazioni commerciali con le principali città joniche

Scambi commerciali frequenti i tarantini li ebbero con Siracusa, specialmente durante il governo di Dionisio I (430-367 a.C.) e Dionisio II (397-343 a.C.), e rapporti amichevoli e commerciali anche con Locri, Crotone, Sibari, Metaponto ed Eraclea, nata da una colonia di tarantini. In questo periodo, la moneta tarantina trovava la sua diffusione non solo nella Magna Grecia, ma raggiungeva anche il Piceno e l’Etruria. Fuori dell’ambito italico, monete coniate a Taranto sono state rinvenute anche a Lipari e a Cefalonia, in Grecia. Anfora da trasporto “Corinzia B” corcirese. Taranto, via Dante ang. via Polibio, Rione Italia, 1958. Museo MArTA Taranto, III sec. A.C.
272 a.C.
272 a.C.

Taranto si arrende a Roma.

Pirro si ritira nell’Epiro e Taranto si arrende a Roma, ma conserva i propri ordinamenti. Il poeta Leonida (320-260 a.C.) abbandona l’amata patria, a cui dedicherà odi nostalgiche. Il fanciullo Livio Andronico (280-200 a.C. ca) viene condotto a Roma come schiavo di guerra, diventerà poi poeta e drammaturgo, traducendo in latino l’Odissea contribuì a diffondere tra i romani il gusto per la cultura greca. In questi anni, accanto alla lavorazione di ornamenti in oro, è fiorente a Taranto anche la produzione di vasellame ed oggetti in argento. Orecchino a navicella in oro. Taranto, via Umbria, 1958. Museo MArTA Taranto, Seconda metà del IV sec. a.C.
3. Età imperiale
3. Età imperiale
212 a.C.
212 a.C.

I romani conquistano Taranto durante la seconda guerra punica.

Annibale (247-183 a.C.) che combatteva per difendere Taranto, per raggirare l’assedio dei romani, fa entrare in Mar Piccolo le navi da Mar Grande, trasportandole via terra. Quel percorso si è tramandato nel tempo, tant’è che risulta visibile anche nella mappa settecentesca dell’inglese Henry Swinburne (1743-1803), che ha tratteggiato i punti 26 e 16. Dettaglio della Mappa dei porti e dei dintorni di Taranto, Henry Swinburne, 1777-1779, Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection - Pubblico Dominio, https://collections.britishart.yale.edu/catalog/tms:29957
209 a.C.
209 a.C.

Taranto punita da Fabio Massimo per l’alleanza con Annibale.

Il saccheggio di Taras frutta 83mila libbre d’oro. Dà l’idea della ricchezza della città. Fabio Massimo fa portare a Roma, in Campidoglio, la statua colossale di Lisippo raffigurante Eracle, l'antenato mitico della gens Fabia e considerato dai tarantini l’antenato di Falanto, il fondatore della città. Il semidio Eracle era anche tra le divinità protettrici del commercio. Testa di Eracle in marmo. Taranto, senza dati di rinvenimento. Museo MArTA Taranto, I sec. a.C.
125 a.C.
125 a.C.

Taras diventa colonia romana (colonia Neptunia) e prende il nome di Tarentum.

Lo storico greco Polibio, vissuto nel II secolo a.C., nel libro X delle Storie scrive: «nel porto di Taranto e in questa città avvengono tutti gli scambi e i commerci con gli abitanti di tale regione d'Italia». Tra le merci scambiate c’era il pesce salato, fatto in un modo che il medico ateniese Eutidemo (II sec. a.C.) volle descriverlo nel suo trattato “Sul pesce salato”. Colonne doriche del tempio di Poseidone, Taranto, VI sec. a.C.. Foto di Sergio Malfatti.
I sec. a.C.
I sec. a.C.

L’acquedotto del Triglio fornisce acqua al porto per il rifornimento delle navi.

Nel periodo successivo alla fondazione della colonia romana Neptunia, fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., fu costruito l’acquedotto del Triglio allo scopo di fornire acqua alle ville della periferia di Taranto. L’acquedotto raggiungeva anche un molo sul mar Grande per il rifornimento delle navi ormeggiate nel porto. Acquedotto del Triglio, Taranto. I sec. a.C.. Foto di Sergio Malfatti.
I sec. a.C.
I sec. a.C.

Le esportazioni durante l’impero romano.

In questo periodo dal porto di Taranto partono: vino, arieti da monta, artigianato della lana, stoffe tinte di porpora per abiti femminili. Le vasche di lavorazione della porpora erano situate lungo la spiaggia orientale del Mar Piccolo, in prossimità di Villa Peripato, dove tuttora resiste una collina di coccioli (“Munt d’ l’ Cueccl”), risultanza della lavorazione di questi preziosi molluschi, da ognuno dei quali si traeva una goccia di porpora. Statuetta di figura femminile con manto porporino, Museo MArTa Taranto, IV sec. a.C.
I sec. d.C.
I sec. d.C.

Il geografo greco Strabone descrive il porto di Taranto in età imperiale.

Nel libro VI della sua Geografia, Strabone (60 a.C. – 24 d.C. ca) descrive così la zona portuale: «Mentre la maggior parte del golfo di Taranto è importuosa, a Taranto c'è un porto molto bello e ampio del perimetro di 100 stadi, chiuso da un grande ponte». Strabone in una incisione del XVI sec. André Thévet, Public domain, via Wikimedia Commonshttps://commons.wikimedia.org/wiki/File:Strabo.jpg
I sec. d.C.
I sec. d.C.

La fama degli imprenditori marittimi tarantini

Lo scrittore latino Petronio (27-66 d.C.) nel suo capolavoro Satyricon ha tra i personaggi principali il tarantino Lica, un imprenditore marittimo che commercia lungo le coste italiche: «brav'uomo, che oltre a esser padrone di questa nave e d'alcuni poderi, ha un'azienda commerciale e porta un carico da vendere». Da questo racconto di desume il ruolo del porto tarantino in età imperiale. Mosaico pavimentale di antiche ville patrizie a Taranto. Museo MArTA Taranto, II sec. D.C.
II sec. d.C.
II sec. d.C.

Lo storico Appiano di Alessandria parla di due porti.

Lo storico Appiano di Alessandria (†165 d.C. ca.) accenna a due porti: “I porti di Taranto riguardano verso Borea entrandovisi dalla parte del mare” cioè a nord, entrando dal Mar Grande. Probabilmente si tratta dell’area vicina all’attuale ponte di pietra, dove una volta c’era lo Scoglio del Tonno, dove sono stati trovati reperti che vanno dal neolitico al periodo bizantino, e oltre. Nella ricostruzione: 1) Insediamento protostorico allo Scoglio del Tonno; 2) Probabile localizzazione dei magazzini; 3) Laboratori della porpora; 4) Approdo principale nella cala S.Lucia; 5) Fabbriche di ceramiche; 6) Agorà; 7) Acropoli; 8) Porta Temenide e via Plateja. Ricostruzione della posizione del porto fino al VI sec d.C., da AA VV, Il porto di Taranto, Consorzio Area Sviluppo Industrale, Roma 1978.
IV sec. d.C.
IV sec. d.C.

Presenza di una comunità ebraica a Taranto.

Si ipotizza che la piccola comunità ebraica fosse legata ai traffici commerciali che in questo periodo seguono le rotte da e per il Mediterraneo orientale. Infatti risultano reperti di prodotti di importazione nordafricani e orientali.
Nel 1167, secondo il geografo ed esploratore spagnolo di cultura ebraica Beniamino di Tudela (1130-1173), Taranto ospitava una comunità ebraica di 200 famiglie.
Stele in calcarenite (c.d. carparo) con iscrizione ebraica. Strada di S. Lucia, 1884. Museo MArTa Taranto, VI-VIII sec. d.C.
4. Periodo Bizantino - gotico - longobardo
4. Periodo Bizantino - gotico - longobardo
542
542

Il re goto Totila occupa la Puglia.

Lo storico Merodio (1590-1684) nella sua Istoria tarentina narra che Totila (516 ca-552) rimase colpito dalla fertilità del suolo tarantino, dalla mitezza del clima, dal porto grande e sicuro e decise di stabilirsi per un po’ di tempo in questo angolo di Puglia, facendo di Taranto la più importante roccaforte gotica. Totila, ritratto di Francesco Salviati, 1549 https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Francesco_Salviati_-_Portrait_of_Totila,_c._1549.jpg Francesco de' Rossi, Public domain, via Wikimedia Commons
VII sec.
VII sec.

Lotta tra longobardi e bizantini. Il porto in questo periodo ha una funzione prettamente militare.

L’imperatore Costante II (630-668), per limitare il raggio d’azione del ducato di Benevento sulla Puglia, arriva da Atene con una flotta potente costituita da navi per il trasporto di truppe e navi destriere. Il dromone è la nave da guerra in uso in questo periodo; discendeva dalla meno agile liburna romana e armava 100 rematori, 50 soldati da sbarco, più una decina di uomini di equipaggio. In pratica vi potevano prendere posto circa 160 uomini. Modellino di un dromone bizantino, Museum für Antike Schiffahrt, Mainz (Germania) https://commons.wikimedia.org/wiki/File:1-10_model_reconstructions_of_Roman_ships,_5-_Dromon_of_the_Byzantine_navy_(10-12th_centuries_AD),_left-_Bireme_of_the_Neumagen_Type_(220_-_230_AD),_Museum_f%C3%BCr_Antike_Schiffahrt,_Mainz_(34729616210).jpg Carole Raddato from FRANKFURT, Germany, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
VII sec.
VII sec.

Presenza bizantina testimoniata dal ritrovamento di solidi in oro.

La presenza bizantina è testimoniata dal ritrovamento in via Pitagora di una serie di monete bizantine, cioè solidi in oro riferibili agli imperatori Leone I (457-474), Zenone Isaurico (474-491) e Anastasio I (491-518).
Il solido in oro del peso di circa 4,5 grammi, era alla base del sistema economico del tempo.
Tesoretto monetale costituito da 8 solidi. Taranto, via Nitti ang. via Pitagora, dalla proprietà D’Ayala Valva, 1915. Museo MArTa Taranto, V-VI sec. d.C.
VIII sec.
VIII sec.

Il monaco Paolo Diacono annovera Taranto tra le città più ricche della regione.

Paolo Diacono (720 ca-799), storico e scrittore longobardo, racconta la ricchezza di Taranto, derivante dalle colture agricole del suo entroterra e dall’attività di scambio che avveniva tramite lo scalo portuale, sia pure sempre prevalentemente in un ristretto ambito territoriale. Paolo Diacono (720 ca-799) da Francisci Antonii Zachariæ Societatis Jesu Excursus litterarii per Italiam ab anno 1742 ad annum 1752. Volumen 1., ex Remondiniano Typographio, 1754, p. 219. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:PaulusDiaconus_Plut.65.35.jpg Pubblico dominio - Wikimedia Commons
780
780

I Bizantini avviano la costruzione della Rocca a protezione della città e del porto

Questa prima fortificazione era costituita da torri alte e strette, dalle quali si combatteva con lance, frecce, pietre, e olio bollente. A protezione dagli attacchi dei Saraceni e della Repubblica di Venezia.
1. Zona abitata; 2.Porto; 3.Linea fortificata e taglio dell’istmo.
Mappa del porto tra VI sec. e 927. 1) Zona abitata; 2) Porto; 3) Linea fortificata ad oriente della città, da AA VV, Il porto di Taranto, Consorzio Area Sviluppo Industrale, Roma 1978.
5. Periodo Saraceno (840-880 ca.)
5. Periodo Saraceno (840-880 ca.)
840
840

Taranto viene conquistata dai saraceni. Descritta come città affollata e ricca.

L’anonimo scrittore longobardo del “Chronicon Salernitanum” visitò la “polis” nell’autunno del 839, poco prima della conquista saracena, e descrive Taranto come una città profondamente legata al mare, con numerose osterie e mercati, dove si vendono cibi, vini, vasellame. Annota la presenza di molte navi mercantili amalfitane. Il bottone d’oro ritrovato durante recenti scavi dov’era l’isolotto di S.Nicolicchio - oggi inglobato dall’area portuale - porta incisa la croce di Malta, simbolo della repubblica marinara di Amalfi. Bottone d’oro con sbalzo croce di Malta, capo Rondinella, Taranto, datazione incerta. Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo Taranto.
864 ca.
864 ca.

Il porto luogo di raccolta delle razzie piratesche e di partenza per schiavi.

Taranto diventa luogo di raccolta del bottino razziato in Puglia oltre che di schiavi, che qui erano imbarcati su navi che li trasportavano nell’Oriente musulmano.
Il monaco Bernardo di Bordeaux, in viaggio per la Terrasanta, scrive nel suo Itinerarium: “Camminammo fino al porto della città di Taranto dove rinvenimmo sei navi in cui vi erano novemila cristiani di Benevento fatti prigionieri. In due navi che uscirono per prime dal porto dirette in Africa vi erano tremila prigionieri, le altre due che uscirono dopo dirette a Tripoli, ne trasportarono similmente altri tremila».
Illustrazione della deportazione araba di Enzo Nisco da “La Storia di Taranto Illustrata”, Scorpione ed., Taranto 2016.
6. Periodo Bizantino
6. Periodo Bizantino
880
880

L’esercito bizantino di Basilio I il Macedone riconquista Taranto.

Nell'888 il diacono Daufero di Montecassino, legato del principe di Capua, Atenolfo I (†910), si imbarcò dal porto di Taranto per Costantinopoli. È credibile ipotizzare in questi anni contatti commerciali con la capitale dell'impero bizantino, che sembrano essere confermati dai pochi reperti archeologici databili a questo periodo, principalmente gioielli in oro e fibbie in bronzo. Fibbia in bronzo riconducibile al mondo bizantino, VII sec.. Museo MArTA Taranto.
927
927

Distruzione ad opera dei saraceni.

L’assalto degli arabi di Sicilia, che porta alla distruzione della città, ero finalizzato a privare i Bizantini di uno dei migliori porti del loro dominio. Oltre alla devastazione si racconta di deportazione e morte di molti civili.
Fino ad allora i bacini del porto erano lungo la spiaggia del Mar Piccolo, dal fossato sino alla rientranza di S. Lucia compresa.
Saraceno di Filippo Del Buono, 1840 Biblioteca del Conservatorio di musica S. Pietro a Majella - Napoli - IT-NA0059 Identificativo: NA0059_C3-9_F686 www.internetculturale.it
967
967

Ricostruzione della città ad opera di Niceforo Foca.

Taranto viene ricostruita dall’imperatore bizantino Niceforo II Foca (912-969), ma continuano per diversi anni scontri tra bizantini e saraceni. La città vecchia viene modificata, colmando delle aree interne e spianando alture. A Taranto cominciano a stabilirsi greci dalla Tracia e dalla Cappadocia, armeni e russo-vareghi, cioè slavi e vichinghi. Niceforo Foca (912-969), miniatura medievale da Wikipedia – Pubblico dominio.
7. Periodo Normanno-Svevo
7. Periodo Normanno-Svevo
1063
1063

Taranto assediata dai normanni di Roberto il Guiscardo

L’assedio di Roberto il Guiscardo (1015-1085) viene narrato dal cronista Guglielmo Appulo nel suo “Gesta Roberti Wiscardi” (1095 ca), in cui si dice che i normanni «giunsero a un ponte battuto dai flutti dei due mari `{`l’odierno ponte di Porta Napoli`}`, ma la presenza di grandi massi impediva l’accesso dal mare e proteggeva l’abitato in maniera tale che non era possibile raggiungerlo dal ponte e arrivare così in città». Roberto Guiscardo nominato Duca di Puglia e Calabria da Papa Niccolò II, Miniatura dalla Nuova Cronica di Giovanni Villani, XIV sec. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Robert_Guiscard_claimed_as_a_Duke.jpg Pubblico dominio – wikipedia
1088
1088

Taranto: principato normanno.

Con Boemondo I d'Altavilla (1051-1111) inizia il Principato di Taranto, rimasto fino al 1463.
Il principe Boemondo fu uno dei comandanti della prima crociata. Durante le Crociate, dal porto di Taranto si imbarcavano i soldati che partivano per liberare il Santo Sepolcro dai Turchi. Il rifornimento delle navi diede la possibilità di una crescita economica.
Boemondo e Daimberto, Patriara di Gerusalemme, in navigazione verso la Puglia. Miniatura da un’edizione dell’Histoire d’Outremer, XIII sec. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bohemond_daimbert.jpg Pubblico dominio – wikipedia
1154
1154

Il porto di Taranto «pullula di mercanti e viaggiatori»

Il geografo e viaggiatore arabo Al Idrisi (1099-1165) descrive Taranto come “città grande e di antica fondazione, ha begli edifici e pullula di mercanti e viaggiatori. È qui che si caricano le navi, qui convergono le carovane data l’abbondanza delle merci e delle ricchezze. La città è anche dotata di un porto sistemato a ponente nel mare alto `{`Mar Grande`}` e a nord-est ha una laguna la cui ansa va dal ponte alla porta della città `{`Porta Napoli`}`”. La Tabula Rogeriana da lui disegnata vede il Nord in basso, perciò la mappa sembra rovesciata. Dettaglio Tabula Rogeriana, Italia Meridionale, di Al-Idrisi, 1154. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:TabulaRogeriana.jpg Pubblico dominio - Wikipedia
1200 ca
1200 ca

Regolamentazione delle aree portuali

Il sistema portuale era regolato da numerosi diritti statali e feudali pagati dai mercanti e dai capitani delle navi per le importazioni ed esportazioni, per l'approdo (ancoraggio e falangaggio, cioè la possibilità di piantare pali ai quali ormeggiare o per avvalersi di quelli già piantati), per l'illuminazione nei porti (lanternaggio) ed anche per la pesca. Relitto imbarcazione ritrovato presso l’isolotto di san Nicolicchio, XVI sec.. Foto Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo Taranto.
1250 ca
1250 ca

Nel portolano più antico «Taranto è bono porto»

Risale al 1250 circa l’esemplare più antico di portolano, cioè il manuale pratico per la navigazione costiera basato sull’esperienza e sull’osservazione. Questo antico esemplare di portolano per il Mar Mediterraneo è denominato “Lo Compasso de navegare”, compilato da un anonimo forse di origine italiana, è scritto in volgare medievale. Dove è detto: “Taranto è bono porto” e “all’isola maiora, à bono ponedore `{`buon ancoraggio`}` a tucti venti”. Dettaglio della Carta Pisana, portolano, 1300, Bibliothèque nationale de France, département Cartes et plans, GE B-1118 (RES) «Source Gallica.bnf.fr/ Bibliothèque nationale de France»
1250
1250

La salma di Federico II viene imbarcata per l’ultimo viaggio nel porto di Taranto.

Il 28 dicembre 1250 il corpo dell’imperatore Federico II (1194-1250) viene imbarcato su una nave nel porto di Taranto alla volta di Palermo, per essere tumulato in Cattedrale accanto alla madre Costanza, al padre Enrico VI e al nonno Ruggero II. Miniatura di Federico II con un falco, dal suo trattato De arte venandi cum avibus. Manoscritto conservato nella Biblioteca Vaticana, XIII sec.. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Frederick_II_and_eagle.jpg Pubblico dominio, Wikimedia Commons
1260 ca.
1260 ca.

Le prime peschiere in Mar Grande e in Mar Piccolo

Durante il periodo normanno-svevo a Taranto ci sono delle peschiere, cioè dei “lotti di mare” di varia ampiezza delimitati da una palificazione e localizzati “tanti nel Mar Grande quanti in Mar Piccolo”. Queste peschiere sono testimoniate anche nel corso del Settecento. Disegno delle peschiere in Mar Piccolo, carta del notaio Francesco N. Mannarini, 1765, Archivio di Stato di Taranto.
8. Periodo Angioino
8. Periodo Angioino
1266
1266

Taranto: inizio periodo angioino.

Risulta particolarmente attiva la preparazione e il commercio del pesce salato, in particolare acciughe salate, che da Taranto si rifornivano i mercati del regno. Il principe di Salerno Carlo II d’Angiò (1254-1309) forniva la propria mensa di pesce tarantino, sia salato che fresco. E diversi documenti fanno riferimento ai fondaci del sale, elemento essenziale per la salagione degli alimenti. Alici sotto sale in vaso di terracotta. Foto Salvatore Tomai
1270
1270

Rotta verso Tunisi.

Il Re Carlo d’Angiò (1226-1285) diede ordine ai portolani tarantini di consentire al mercante Fusco Campanile di Ravello di salpare dal porto di Taranto con la sua nave San Nicola per esportare, senza il pagamento del consueto diritto di uscita, alcuni quantitativi di farina, di grano, di carne salata e di merci varie, evidentemente di produzione locale, destinati all’approvvigionamento dell’esercito cristiano franco-angioino di stanza a Tunisi. Carlo d'Angiò sul letto di morte del fratello, il re di Francia Luigi IX, a Tunisi. XIV sec. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ludva9_Karel.png Pubblico dominio, Wikimedia Commons
1280 ca.
1280 ca.

Gli scambi commerciali.

L’attuale piazza Fontana era il luogo dove avvenivano le transazioni commerciali, sia all’ingrosso che al dettaglio. Lì si teneva anche una fiera annuale e dai documenti della cancelleria angioina si desume che dal porto tarantino partivano: legna da ardere, legname da costruzione tagliato nei boschi fuori città, sale prodotto nelle vicine saline, il pescato (orate e cefali soprattutto), ma anche frutti di mare e tessuti.
In una mappa cinquecentesca viene ancora segnalata con la lettera V “una salina piccola in uscir dalla città”.
Dettaglio mappa del porto di Taranto, 1580 ca., Biblioteca Angelica Roma. BSNS 56/68.
1284
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Il biscotto della flotta.

Uno degli alimenti fondamentali dei marinai era il cosiddetto biscotto della flotta, che aveva la capacità di durare per mesi senza alterarsi, grazie ad una particolare miscela di farine non raffinate, la cui composizione è andata perduta. Si ipotizza che il biscotto della flotta sia molto vicino alle attuali friselle che i marinai usavano inzuppare nell’acqua di mare e le condivano con olio d’oliva, accostandole a cipolle, ravanelli, datteri e fichi secchi. Nel 1284, i panificatori tarantini produssero 1500 cannate (=15.000 kg circa) di biscotto della flotta per approvvigionare gli equipaggi in transito dal porto di Taranto. Friselle salentine. Foto Salvatore Tomai
1320 ca
1320 ca

Crisi economica in Terra d’Otranto, Taranto in controtendenza.

I minori traffici con l’Oriente, complice la crisi agraria, portarono al fallimento dei banchieri fiorentini che investivano in Terra d’Otranto. Tuttavia, le decime della mensa vescovile di Taranto passarono da 180 once del 1310 a 250 once nel 1324. Dal porto di Taranto si esportava la ‘bambagia’, il cotone prodotto nei terreni di pertinenza del monastero benedettino di San Pietro Imperiale (attuale chiesa di san Domenico). Furono i domenicani a incentivare la coltivazione del cotone nel tarantino. Piatto ceramica invetriata graffita policroma, proveniente dall’area portuale (2007), XIII-XVI sec.. Foto Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo Taranto.
1350 ca
1350 ca

Reperti medievali in porto

A questo periodo risalgono alcuni reperti ritrovati presso il quarto sporgente del porto, dov’era una volta l’isola di san Nicolicchio, nel 2007. Viene ritrovato un relitto risalente al periodo post-medievale, una borraccia da pellegrino (XIV sec.), un piatto/bacino (XVI sec. ca) e parte di una anforetta bruna (XIII-XVI sec. ca). Borraccia da pellegrino in terracotta, XIV sec.. Foto Angelo Raguso, Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo Taranto.
1407
1407

Arrivo nel porto di Taranto della flotta del re di Sicilia Ladislao d’Angiò Durazzo.

La principessa Maria D’Enghien (1367-1446), dopo la morte del marito Raimondello del Balzo Orsini (1361-1406) si ritrova senza sostegno nel difendere il Principato di Taranto e si vede costretta ad accettare l’offerta di matrimonio di re Ladislao (1377-1414), a sua volta vedovo, che aveva assediato Taranto con la sua flotta dal mare. Supposto ritratto di Maria d'Enghien, affresco, chiesa S. Caterina a Galatina (Lecce), Fine 1300. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Maria_d%27Enghien.jpg Pubblico dominio, Wikimedia Commons
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