LA CONTEMPORANEITA
LA CONTEMPORANEITÀ
Se l’apertura del Canale di Suez del 1869 sembra schiudere nuove occasioni per l’Italia e lo Ionio che si aprono al traffico intercontinentale sarà il secondo dopoguerra a cambiare le strategie commerciali e industriali del nostro meridione.
Si apre al traffico marittimo nel 1869 il Canale di Suez, grande opera di ingegneria compiuta in 10 anni di continuo lavoro. Lungo 161 chilometri, unisce il Mediterraneo con il Mar Rosso, consentendo alle navi di raggiungere l’Oceano Indiano senza dover circumnavigare l’Africa.
Note di approfondimento
L’impatto con il sistema dei trasporti di allora fu dirompente. Le rotte dall’Europa per India ed Estremo oriente furono quasi dimezzate, consentendo ad esempio ad una nave diretta da Londra a Calcutta di risparmiare circa 10.000 km di viaggio e modificando così strategie commerciali ed equilibri politici. Agli inizi del Novecento, il traffico portuale beneficiò dell’inserimento di Taranto nella linea di navigazione Londra-Bombay e nella linea commerciale Genova-Venezia, con un vapore in arrivo e uno in partenza ogni settimana. Anche questo contribuì al traffico portuale.
Il Secondo Dopoguerra e la Industrializzazione
Negli anni Sessanta del Novecento gli insediamenti industriali trovano posto nelle immediate vicinanze del porto che acquista così aspetto e funzioni tipicamente industriali. Rimangono le attività commerciali e militari. Dal 1963, anno in cui entravano in funzione alcuni reparti del IV Centro Siderurgico, il porto industriale arriva, per quantità di movimentazione, ai primi posti nella classifica nazionale.
Città, porto e zona si evolvono insieme. Oltre alla fabbrica di cementi, anche le industrie alimentari si aggiungono al traffico portuale con i loro prodotti: birra, olio, vino e prodotti da forno.
San Cataldo, protettore dei Naviganti
Video intervista a Giovanni Guarino
Giovanni Guarino, attore e narratore tarantino, racconta il patrono della città, il monaco irlandese Cataldo che nel VII secolo, di ritorno dalla Terra Santa, si fermò a Taranto e ne divenne vescovo, patrono e… protettore dei naviganti.
Ero in Terrasanta, a pregare sul Sepolcro di Cristo.
Avevo compiuto il mio sacro dovere di pellegrino e con la fede rinvigorita, pensai di ritornare in Irlanda per riprendere il mio vescovado.
Ma Dio mi apparve in sogno e mi ordinò di accorrere nella città di Taranto.
Era ormai diventata un cumulo di rovine per la fede, vi era solo desolazione spirituale.
Ero un monaco, ero un Vescovo, dovevo obbedire e obbedii.