Gianfranco Gisonda intervista
Il porto visto dal mare
Il porto visto dal mare
Ci troviamo al primo sporgente del porto di Taranto, questa è la zona storica del porto con la darsena che è stata ribattezzata Darsena Taranto proprio perché è la parte più antica.
Qui si commerciava per esempio l’olio o la farina, sul molo sant’Eligio che è il molo che sta alla vostra destra mentre sulla vostra sinistra c’è il molo san Cataldo, con in punta la statua del santo.
Qui potete vedere una nave commerciale, che attracca alla parte ovest del molo san Cataldo e in questo momento stanno caricando le pale eoliche che vengono prodotte dalla Vestas, che sta nell’immediato retroterra.
E qui vengono imbarcate per essere poi spedite in tutto il mondo.
Principalmente trovano allocazione nei parchi eolici che si costruiscono nei mari del Nord.
Il secondo sporgente
Invece quello che vediamo qui è il secondo sporgente ed è un molo completamente dedicato all’industria che produce l’acciaio.
Alle spalle vedete tutte le gru che scaricano il minerale e attraverso quei nastri trasportatori viene poi trasportato direttamente in stabilimento.
La barca che vedete è una barca che serve a mitigare l’impatto ambientale.
Ci sono anche quelle che vengono chiamate panne intorno alla nave che servono proprio per fare in modo che eventuali depositi minerali non vadano a finire totalmente in mare e con quella barca vengono poi recuperati eventuali eccessi di polveri che vengono scaricati in mare.
Quella che vediamo è una tipica operazione di carico di coils d’acciaio, quindi di nastri che vengono caricati attraverso le gru, sempre poste sul molo.
Questi coils in genere vengono utilizzati per fare autovetture.
Il quarto sporgente
Il porto di Taranto è stato in questa parte realizzato intorno agli anni 60 con l’avvento dell’industria siderurgica.
Infatti questo modo è stato realizzato (il quarto sporgente) a fondali di 25 metri ed è pronto ad accogliere quindi le navi mineraliere come quella che vediamo, che sono tra le più grandi del mondo.
Le navi mineraliere che arrivano qui arrivano principalmente dal Sudamerica e, avendo fondali così elevati, il porto di Taranto può permettersi di accogliere le più grosse navi.
Questo fondale è il più alto che c’è in Europa.
La rada protetta dalle isole Cheradi
Il porto di Taranto essendo esposto a sud quindi a quattro moli nella parte in rada, cioè la parte più protetta dall’agitazione ondosa e poi ha un ulteriore molo, sempre al servizio della grande industria siderurgica, nella parte fuori rada.
La parte in rada è protetta dalle isole Cheradi, quindi il porto è costruito in modo da avere sporgenti, quindi il molo… molo lato est e lato ovest.
Sono definiti così perché per esempio quando deve attraccare una nave comunica alla Capitaneria di porto la posizione esatta in cui deve andare ad attraccare, ma molti non sanno che le isole Cheradi non erano solo due, San Pietro e San Paolo.
In origine c’era anche l’isola di San Nicolicchio che è stata poi inglobata nell’area a terra e noi ci troviamo nella darsena che viene detta “San Nicolicchio”.
In questa zona sono state ritrovate fasciami di una imbarcazione che abbiamo recuperato grazie all’aiuto della Sovrintendenza.
Il pontile petroli
Taranto oltre ad avere una industria siderurgica ha anche un’industria che serve alla trasformazione dei prodotti petroliferi.
Quello che vediamo adesso è il pontile dell’Eni.
Il greggio arriva attraverso navi che trasportano appunto il petrolio e possono in questa zona scaricare il petrolio greggio oppure caricare con imbarcazioni più piccole il prodotto finito, il prodotto lavorato.
La pinna nobilis nei fondali del porto
In questi anni il porto di Taranto è stato interessato da lavori di infrastrutturazione importanti, per esempio è stata realizzata una piastra logistica, che è un posto dove le merci possono essere lavorate.
Durante i lavori di ristrutturazione sono state trovate circa un migliaio di pinne nobilis che con una collaborazione con il CNR siamo riusciti a trasferire e far continuare a vivere proprio nella zona antistante Punta Rondinella che voi vedete alle mie spalle e che è una zona di pregio anche archeologico.
La pinna nobilis è importante per Taranto perché da qui veniva estratto il famoso bisso con cui si facevano i tessuti.
Questo significa che il porto, nonostante la presenza di industria, continua ad esprimere una vocazione di tipo anche ambientale, importante, perché continuano a vivere specie come i delfini, come i tonni, come per esempio le tartarughe che abbiamo salvato e protetto grazie all’intervento del CNR e dell’istituto che è qui a Policoro per la protezione delle tartarughe.
Il porto fuori rada
Questa scogliera delimita la zona del porto in rada quindi la separa dal porto fuori rada.
Infatti alle nostre spalle si intravedono le gru del molo polisettoriale che è una struttura realizzata negli anni ’80, di circa un milione di metri quadrati e che è stata ristrutturata durante gli anni 2000 e poi ancora una volta ha avuto un’importante ristrutturazione per ampliarne i fondali e adesso è capace quindi di accogliere le navi che trasportano contenitori, quindi navi container.
E per questa ragione il porto di Taranto adesso ha una vocazione pienamente di tipo commerciale oltre che un porto industriale.
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