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Operatori sicurezza intervista

Alfredo Scarci, Impresa portuale Triton Srl

La messa in sicurezza dei carichi: rizzaggio, taccaggio e derizzaggio

Sono Scarci Alfredo, rappresento l’impresa portuale Triton.

Noi ci occupiamo prevalentemente di imbarchi, sbarchi e messe in sicurezza dei carichi, prevalentemente per materiali dello stabilimento Arcelor Mittal, nel senso che imbarchiamo e sbarchiamo materiali finiti, quindi coils, lamiere, tubi, tutto ciò che è la produzione Arcelor Mittal e in più ci occupiamo della messa in sicurezza dei carichi, quindi rizzaggi, taccaggi e derizzaggi.

Terminologia che in qualche modo significa far viaggiare le navi in sicurezza.

Il rizzaggio e il taccaggio sarebbero delle attività che noi mettiamo in pratica all’interno delle stive e significa bloccare tutto il carico che ha preso.

Quindi nel caso di coils, che sono quelle spirali metalliche enormi che possono avere un peso medio dai 15 ai 30-35 tonnellate ciascuno, noi li blocchiamo tramite delle reggette tra di loro in modo che in navigazione non ci sia sbandamento del carico e quindi non ci sia pericolo dalla navigazione.

E in più il taccaggio sarebbe bloccare tutto il carico di lamiera, lamierini con dei pezzi di legno intercalati tra le lamiere, oppure tra la lamiera e le paratie della nave in modo che anch’esse restano ben ferme all’interno della stiva della nave e possa garantire una perfetta prosecuzione del viaggio.

Imbarco e sbarco di derrate alimentari

Noi ci occupiamo di tutte quelle che sono le attività prettamente portuali, ci siamo occupati lungamente anche di sbarco di derrate alimentari, nello specifico tonno congelato o pesce congelato o addirittura banane o altre tipologie di frutta che poi venivano commercializzati nei grandi mercati.

Queste navi avevano tre punti di carico all’interno del globo, uno dei quali alle Seychelles, poi c’era l’Oceano Indiano e alle coste giapponesi.

Noi abbiamo importato per tanti anni il tonno dal Giappone e contrariamente i giapponesi, chissà perché, preferivano comprare il tonno mediterraneo e portarlo in Giappone.

Questa cosa probabilmente perché la qualità del pesce mediterraneo era un pochino superiore a quello che potevano pescare loro nell’Oceano e questa cosa veniva effettuata tramite delle grosse navi freezer, dopo di che arrivavano qua noi con il nostro personale sbarcavamo con delle attrezzature particolari il pesce, che si provvedeva poi a mettere nei camion e il camion poi lo portavano alla trasformazione.

Nel periodo ’95-2005 almeno per dieci anni abbiamo fatto questa attività in maniera corposa, abbiamo scaricato fino a 50-70-80 mila tonnellate anno di tonno congelato, fino a 20-25 mila di pesce congelato.

Probabilmente la prima in Puglia e nei primi quattro porti in Italia come produttività eravamo noi, poi c’era Ragusa in Sicilia, c’era Cagliari in Sardegna e Civitavecchia, dopodiché non credo che nessun altro si occupasse di queste attività.

Aspettiamo una nave che dovrebbe arrivare intorno al 20-21 di questo mese per poter scaricare zinco custodirlo all’interno del nostro capannone e poi distribuirlo su richiesta della committenza.

C’è la definizione di come sono conformati, c’è il peso, c’è il tipo di zinco e la purezza dello zinco stesso.

Tenga conto che ognuno di questi pesa due tonnellate.

Pallett e Container semplificano il carico

Oggi tutto attraverso i container, tutto ciò che è possibile pallettizzare si pallettizza.

Pallettizzare significa posizionare il carico su pedana che rappresenta l’Europallet un metro per un metro, quindi in altezza fino a un metro e ottanta.

Viene molto più comodo imbarcare e sbarcare anziché farlo alla rinfusa.

E il container segue la stessa logica, il container non è altro che un grosso contenitore all’interno del quale si stiva tutto il materiale che è possibile stivare, dopodiché con un’unica virata si prende il container e si posiziona a bordo nave e l’operazione totale è molto più semplice.

Noi abbiamo accettato questa gru con uno spreader che comunque può movimentare tutte e due le tipologie, quindi conteiner da 20 piedi a 40 piedi.

È un attrezzo estensibile, a seconda delle necessità: può tirare, può sbarcare sia una tipologia che l’altra.

Il lavoro portuale, un’eredità da coltivare

Mi chiamo Mazzarò Donato e lavoro presso la Neptunia, nel porto di Taranto.

Io faccio il gruista, ma non da molto tempo.

Provengo da una famiglia di portuali e automaticamente, stando sempre in questo ambito, vedendolo lavorare mi è sempre piaciuto poterle manovrare e adesso piano piano stiamo incominciando a manovrare.

Le persone che soffrono l’altezza non potrebbero mai andare, ci vuole un po’ di stomaco perché queste sono anche un po più piccole, ma ci sono le altre che sono di altezza molto elevato.

Sono figlio di uno dei gruisti storici, di un’impresa storica: l’impresa Neri.

Mio padre ha lavorato per tanti anni sulle gru dell’impresa Neri, dopodiché anch’io ho fatto la mia carriera,

quindi sono stato prima assunto dalla compagnia portuale che adesso non esiste più, nel senso che sono cambiate le leggi e le ex compagne portuali si sono dovuto trasformare o in cooperative portuali o in imprese portuali.

E quindi io nasco dalla compagnia portuale, sono stato il vice console per tanti anni.

Il vice console si occupava del personale dell’operativo, dopodiché fortunatamente – perché è una fortuna – sono andato in pensione nel 2010 e la società che è subentrata alla compagnia portuale ha pensato di tenermi in attività, e quindi tuttora lavoro con l’impresa Triton e ne sono molto fiero e onorato.

 

*** Trascrizione generata automaticamente ***

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